Figuren
di Giuseppe Spagnulo

 

Quando un artista scrive di un altro artista, il suo rapporto con l’altro (inteso altro lavoro), non può essere un approccio “critico”; credo, infatti, gli artisti incapaci di critica che non sia autocritica: essi procedono-ragionano per immagini, dovrebbero parlare sempre con una loro opera tra le mani; così quando qualcuno chiede: “cos’è per to angoscia-cielo, ecco è quello che ho dipinto in questo quadro, questo è per me angoscia-cielo”.
Serena è il tuo nome, serena non è la tua pittura.
E’ solo pittura (e dici poco!), pittura anima, pittura corpo, pittura erotismo, pittura paesaggio.

” ‘La struggente bellezza’ di un paesaggio. Di quale?
Ricordo solo ‘la struggente bellezza’; è piovuto e cammino trasformando il terreno con le orme dei piedi. Ho provato a prendere un pezzo di tremetripertre e a ricordare quella ‘struggente bellezza’ con l’unico elemento che posseggo: il lavoro che costruisce e distrugge se stesso”.

Questa era la mia immagine del paesaggio negli anni settanta. I tuoi “vecchi” quadri sui paesaggi me l’hanno fatta ricordare. Dalla tua finestra…’la struggente bellezza’ del mulino Stucky, della chiesa del Redentore, di acqua fatta pietra e pietra fatta acqua.

I tuoi ultimi lavori sono come scavati, graffiati sulla tela, colore livido-gesto assoluto.
Sono ancora paesaggi del corpo, particolare di universo: una mano che sta sul seno, una mano che sta sulla spalla, paesaggio del corpo scolpito con il colore.
Il riposo in un livido letto.

Un tuffo nel vuoto nero che non è nero, ma luce.
Sono lo specchio, ed è sempre la tua immagine che si riflette e guarda lo spettatore per metterlo a disagio: uno sguardo altero, arrogante con l’orgoglio di avere dentro di sè la storia.

– Giuseppe Spagnulo

Giuseppe Spagnulo, dal catalogo Figuren, Salzburg 1996