LE ASSENTI

 

Si scrive una lettera quando il destinatario è assente,nella speranza o illusione di trasformare la distanza che separa in quella “differenza” che rende possibile il colloquio.Così amche un quadro può essere dipinto per rappresentare un’assenza. Immaginiamo,poniamo-in-immagine,in generale, ciò che non possiamo cogliere nella sua viva presenza. Il mondo della rappresentazione è essenzialmente mundus imaginalis. L’immagine fa sempre segno a “ciò” che sembra impossibile riuscire a toccare, o alla parola che manca.

Oppure,forse, l’immagine è memoria di ciò che ci è apparso,che abbiamo davvero incontrato. Di una perdita,più che di una assenza. Oppure,ancora, è “ritratto” dell’incatturabilità  del nostro stesso “nome”,della sua assenza. Et-et : tutte queste dimensioni “giocano” nelle figure-fantasmi di Serena Nono.

Poiché non v’è immagine che non “salvi” in sé il timbro del fantasma. Essa è sempre metafora: lotta per trasporre il fantasma dell’assenza in figura. Ma non vi è figura che non si rivolga, che non tenda le braccia verso la propria origine: l’assenza. In questi quadri l’assenza si “presenta”, fino a diventare tutt’uno con la stessa autrice. L’immagine diviene impronta dell’assenza,ma tale impronta è anche il sentiero che vi conduce. Tracce “povere” nei colori,nei tratti,dalla voce silenziosa. Esse conservano del nostro corpo non più che fumo. E solo uno straccio dimesso “trattiene” questo fumo dal completo esalare. Con questi “mezzi” estremi cerchiamo di “custodire” l’immagine,di conferirle una parvenza di “terraneità”.

Si credeva in altre epoche  potesse esservi un “velo” su cui  “deporre” la Vera Icona.Ma già nel corso del tempo quest’immagine aveva finito col rappresentare null’altro che la sofferenza dell’Assente( il volto dell’Abbandonato nella Veronica di Zurbaran al Museo Nazionale di Stoccolma), o addirittura la sua sinopia confusa,illeggibile( la Veronica dello steso Zurbaran al Museo di Valladolid). Nelle “assenti” di Serena Nono la Veronica ha rovesciato il suo senso: da sipario che ri-vela un passato,per quanto esso vada inesorabilmente scolorendo, a misera “veste”che si prova,malgrado tutto,a dar forma all’invisibile. Se volto ancora vi è, questo straccio lo “fascia” lasciandolo nella sua assenza. L’icona si è ritirata “dietro”. La fine della sua storia abbandona queste “assenti” sulla risacca.

Ma se l’ascolto si fa attento, potremo udire l’inesauribile desiderio che le anima per l’Onda avvenire.

 

Massimo Cacciari