La sequenza delle Amabili

 

Qualche giorno fa ho visitato l’atelier di Serena Nono alla Giudecca. Naturalmente ho visto i quadri in partenza per l’imminente mostra di Roma e ho potuto notare subito molte novità nella sua storia di pittrice.

Ci sono nuovi passaggi nel suo percorso recente, nella sua pittura gestuale dello slancio, ora diretto verso l’alto o verso il basso il più possibile. Ovviamente sono tele colori e macchie come sempre, ma ci sono più gesti, movimenti muscolari più estremi, e molte energie centrifughe si sprigionano quali trasformatori e moltiplicatori di forze, centri nervosi in tensione continua e prolungata, il moto è più acceso e si nota di più, ed è un moto venuto dal di fuori sotto forma di luce e colore trasformato in emozione o in pensiero che corre veloce nella costanza del protendersi. E i gesti sono altrettante emergenze dalla pittura.

L’elemento nuovo nella sua intensa e complessa capacità pittorica è la vita amabile, vissuta adesso con la sensibilità di un cuore garbato, pieno di dolcezza, senza più la coscienza di chissà quali gravi traumi, turbamento sì, ma senza ambiguità, senza inganni contro di sé, come un linguaggio che dice storia e memoria senza dire la sofferenza necessaria e magari l’orrore.

La storia e la memoria in questi quadri sono una camicetta ricamata che spicca dalla superficie piatta del quadro, una piccola veste leggera che ricorda il tempo di prima, il tempo di altri, che tu non potrai indossare più, o forse soltanto d’estate o nell’intimità della tua casa, e chi la guarda non sa bene se è una cosa dipinta o una cosa sommersa dalla colla e dal colore, comunque è il passato, e quel passato non va affatto buttato via, e mentre lo salvi pensi che dopotutto è dolce e lieve e merita un ricordo affettuoso. La storia di quella camicetta è storia d’altri ma anche di te, è storia che c’era una volta trasformata adesso da te in un’arte significante, che significa tempo e continua nel tempo a evocare i corpi che ha protetto e riscaldato, i corpi che tu, credo, hai amato. L’energia nuova di questi quadri sta nella forza della storia che si distacca dal tempo e lievemente si fa rappresentazione pittorica, che esce dalla tela e tenta, non recupera ma tenta di nuovo, il vero e il vivo. Il fisso e lo statico della storia sono annullati nel gesto amabile, e  nei drappeggi, nei colori stinti e ridipinti dove i pigmenti che incantano le Amabili le incatenano intenzionalmente ma così le fanno vivere e parlare di più.

Con questa mostra, Serena Nono approda alla narrazione vera, quelle vesti bianche sono storia di vita e non di quadro.

Daniele Del Giudice