Tu non leggerai mai queste parole.

Ci passerai sopra senza nemmeno accorgertene, perché le sto scrivendo in modo impercettibile, che non si vedano, con la matita, senza incidere troppo. Sono parole fatte per essere cancellate.

Non so nemmeno perché le sto scrivendo.

Tu ancora dormi; tra poco aprirai gli occhi e non mi troverai. Sarò uscita, ma continuerai a vedermi dappertutto. Ti alzerai, ti domanderai se ero davvero con te, ti preparerai un caffè e poi tornerai qui.

E comincerai a dipingermi.

Non so perché sto scrivendo queste cose, ma mi fa paura pensare che tu abbia deciso di ritrarmi. Perché lo fai? Come fai a conoscermi? Perché sono qui? Tu chi sei? Cosa vuoi da me? Chi sono io per te?

Chi sono io?

La verità è che non lo so.

E me lo domando spesso. Forse sono una donna come tante altre, forse sono diversa da tutte, per te almeno, per il taglio dei capelli o perché ti ho detto una frase che ricorderai per sempre. Forse sono triste; forse sono serena. Forse tutte e due le cose insieme. Forse ho indosso una camicia da notte, o questo è un abito da sposa. Forse i miei occhi sono anche quelli di tua madre e di una ragazza che è salita con te un giorno su un tram. Forse danzerò, mi farò bella. O ti darò le spalle. Mi metterò in posa. Mi pettinerò. Mi laverò la faccia.

Questo lo deciderai tu. Deciderai tutto tu.

E forse mi sono messa a scrivere su questa tela, proprio sulla tela dove tra poco tu dipingerai me, solo per essere certa che tu dipinga sopra le mie parole, e che ci sia davvero io, dietro quello che farai.

Per paura che tu non mi possa capire.

Che tu dipinga un’altra donna.

No, sto mentendo.

Io ho il terrore che tu dipinga davvero me.

Ho il terrore che tu mi conosca meglio di quanto mi conosco io. Che con il quadro che farai tu mi mostrerai per quello che io stessa davvero sono e non so.

Però adesso non vedo l’ora di saperlo.

E penso che se sbatto la porta forte, uscendo, forse tu ti sveglierai subito. E io lo saprò prima.

 

Giovanni Montanaro